Description
Dalla frazione Barchi Sottana (m. 664), pittoresco gruppo di case, posto al riparo di un costone roccioso, attraversato da vicoletti e ricco di fontanelle, si apre la mulattiera che prende a salire sotto un lungo pergolato di viti. Quindi, tra rigogliosi castagni, alcuni dei quali in età veneranda, si raggiunge una piccolissima baita, in tutto una decina di metri quadri.
A questo punto ci stacchiamo dalla mulattiera che prosegue per le Case Zitta, situate a quota 872, ed infiliamo un viottolo alla nostra sinistra; poi, zigzagando a mezza costa, si perviene, dopo circa quaranta minuti, in cima al crinale, ove, sopra uno sperone roccioso, sinistra e solitaria, domina da secoli la Torre dei Saraceni.
A quota 893 metri, costruita in pietra legata con calce viva, è alta 9 metri, ha un diametro interno di 3 metri, attualmente è priva di copertura e doveva certamente essere più alta.
La storia della Torre si ricollega alle invasioni saracene alla fine dell'800 - inizi 900 quando i Saraceni provenienti dall'Africa e dalle coste spagnole, dalle loro basi di Frassineto vicino a Saint Tropez invasero dalla Liguria tutte le valli del Basso Piemonte.
Ma forse questa costruzione risale al tardo Impero Romano o meglio dopo la caduta dell'Impero Romano quando, nel VI secolo, per arginare le invasioni longobarde, gli imperatori di Bisanzio con Giustiniano e Costanzo, cercarono di formare una linea difensiva detta "limes" coatituita da una serie di torri di avvistamento, poste in Valle Tanato tutte sulla sponda destra del fiume Tanaro.
I Saraceni, tra i secoli IX e X, se ne servirono come luoghi di ricovero e di vedetta.
Grazie al GAL Gruppo Azione Locale ed alla Comunità Montana Alta Valle Tanaro, la Torre è stata recentemente (1999-2000) restaurata con un sicuro e facile accesso alla Torre stessa che di notte è illuminata e che costituisce una bella e panoramica meta per una facile escursione.
La fine del terribile Saracino
I due potenti Stati arabi di Africa e Spagna, seppur ostacolati nella loro espansione dagli eserciti di Carlo Magno e dalle navi di Bisanzio, non rinunciarono mai all'ambizioso programma di estendersi anche su buona parte dell'Europa od almeno continuarono sempre a pirateggiare sui mari ed a rapinare sulle coste. Nel golfo francese di Saint Tropez, che si chiamava a quei tempi Fraxinetum Sarracenorum, avevano i Saraceni costituito un punto base per ogni scorreria: siamo attorno all'890 e la loro presenza nelle nostre zone si protrarrà fino al 980. Da Saint Tropez si spinsero ad Oneglia, Albenga, Genova e, penetrando nell'entroterra, giunsero non solo in Valle Tanaro, ma fino a Mondovì, Borgo S.Dalmazzo (Pedona), Acqui e Tortona. Lungo il torrente Pogliola presso Mondovì il 24 maggio 904 uccisero in combattimento Eilulfo, vescovo di Asti, che marciava contro di loro.
Fu in questa occasione che comparvero per la prima volta a Garessio, creando quello spostamento di genti dal piano verso la montagna che, perdurando la minaccia, costituirà la prima base di veri e propri nuclei abitati in aggiunta alle grange benedettine Villarchiosso (Villare clausum ), Valdinferno, Porenca, Perzietta, ecc. Nei passaggi successivi fu assalito il piccolo castello o ricetto del Ponte, fu saccheggiata la chiesa di San Costanzo e distrutto il convento benedettino del Borgo. Per proteggere questa via di penetrazione in Piemonte, nella seconda più numerosa calata del 935, approfittando anche della sempre incerta e disordinata politica italiana, i Saraceni si insediarono in alcuni punti strategici sfruttando le precedenti fortificazioni liguri e le torri di vedetta romane.
Il nome stesso Eca Nasagò (frazione di Ormea nei pressi della torre di Barchi), loro centro maggiore di residenza, trae origine da due parole arabe che significano "feroce" e "luogo di battaglia" forse proprio per indicare qualche grave scontro. Conosciamo anche il nome del loro condottiero, detto Sagittus per la sua infallibilità nel tiro con l'arco.
Dalla torre di Barchi partivano ogni giorno per il saccheggio dei paesi vicini, assalivano castelli, distruggevano chiese, incenerivano le biblioteche ed i codici dei conventi, riducevano allo squallore i cascinali sparsi, massacravano gli uomini, perseguitavano fanciulle e donne, rapivano bambini che poi avviavano su lontani mercati degli schiavi. Le vie di transito divennero malsicure sia per gli uomini sia per le merci e l'insidia delle ricurve spade saraceniche e dei loro pugnali ritorti costituì un timore immediato e reale. Uscivano al mattino presto, armati fino ai denti e tornavano a notte alta, spesso ubriachi, carichi di preda, spingendosi davanti vitelli o pecore e spesso anche ostaggi umani che poi scambiavano con denaro od oggetti preziosi.
Come covo si dovevano accontentare delle poche povere case vicine agli "Zitta di Barchi" e più spesso solo dei tre piani in legno all'interno della loro torre inespugnabile.
A questo punto ci stacchiamo dalla mulattiera che prosegue per le Case Zitta, situate a quota 872, ed infiliamo un viottolo alla nostra sinistra; poi, zigzagando a mezza costa, si perviene, dopo circa quaranta minuti, in cima al crinale, ove, sopra uno sperone roccioso, sinistra e solitaria, domina da secoli la Torre dei Saraceni.
A quota 893 metri, costruita in pietra legata con calce viva, è alta 9 metri, ha un diametro interno di 3 metri, attualmente è priva di copertura e doveva certamente essere più alta.
La storia della Torre si ricollega alle invasioni saracene alla fine dell'800 - inizi 900 quando i Saraceni provenienti dall'Africa e dalle coste spagnole, dalle loro basi di Frassineto vicino a Saint Tropez invasero dalla Liguria tutte le valli del Basso Piemonte.
Ma forse questa costruzione risale al tardo Impero Romano o meglio dopo la caduta dell'Impero Romano quando, nel VI secolo, per arginare le invasioni longobarde, gli imperatori di Bisanzio con Giustiniano e Costanzo, cercarono di formare una linea difensiva detta "limes" coatituita da una serie di torri di avvistamento, poste in Valle Tanato tutte sulla sponda destra del fiume Tanaro.
I Saraceni, tra i secoli IX e X, se ne servirono come luoghi di ricovero e di vedetta.
Grazie al GAL Gruppo Azione Locale ed alla Comunità Montana Alta Valle Tanaro, la Torre è stata recentemente (1999-2000) restaurata con un sicuro e facile accesso alla Torre stessa che di notte è illuminata e che costituisce una bella e panoramica meta per una facile escursione.
La fine del terribile Saracino
I due potenti Stati arabi di Africa e Spagna, seppur ostacolati nella loro espansione dagli eserciti di Carlo Magno e dalle navi di Bisanzio, non rinunciarono mai all'ambizioso programma di estendersi anche su buona parte dell'Europa od almeno continuarono sempre a pirateggiare sui mari ed a rapinare sulle coste. Nel golfo francese di Saint Tropez, che si chiamava a quei tempi Fraxinetum Sarracenorum, avevano i Saraceni costituito un punto base per ogni scorreria: siamo attorno all'890 e la loro presenza nelle nostre zone si protrarrà fino al 980. Da Saint Tropez si spinsero ad Oneglia, Albenga, Genova e, penetrando nell'entroterra, giunsero non solo in Valle Tanaro, ma fino a Mondovì, Borgo S.Dalmazzo (Pedona), Acqui e Tortona. Lungo il torrente Pogliola presso Mondovì il 24 maggio 904 uccisero in combattimento Eilulfo, vescovo di Asti, che marciava contro di loro.
Fu in questa occasione che comparvero per la prima volta a Garessio, creando quello spostamento di genti dal piano verso la montagna che, perdurando la minaccia, costituirà la prima base di veri e propri nuclei abitati in aggiunta alle grange benedettine Villarchiosso (Villare clausum ), Valdinferno, Porenca, Perzietta, ecc. Nei passaggi successivi fu assalito il piccolo castello o ricetto del Ponte, fu saccheggiata la chiesa di San Costanzo e distrutto il convento benedettino del Borgo. Per proteggere questa via di penetrazione in Piemonte, nella seconda più numerosa calata del 935, approfittando anche della sempre incerta e disordinata politica italiana, i Saraceni si insediarono in alcuni punti strategici sfruttando le precedenti fortificazioni liguri e le torri di vedetta romane.
Il nome stesso Eca Nasagò (frazione di Ormea nei pressi della torre di Barchi), loro centro maggiore di residenza, trae origine da due parole arabe che significano "feroce" e "luogo di battaglia" forse proprio per indicare qualche grave scontro. Conosciamo anche il nome del loro condottiero, detto Sagittus per la sua infallibilità nel tiro con l'arco.
Dalla torre di Barchi partivano ogni giorno per il saccheggio dei paesi vicini, assalivano castelli, distruggevano chiese, incenerivano le biblioteche ed i codici dei conventi, riducevano allo squallore i cascinali sparsi, massacravano gli uomini, perseguitavano fanciulle e donne, rapivano bambini che poi avviavano su lontani mercati degli schiavi. Le vie di transito divennero malsicure sia per gli uomini sia per le merci e l'insidia delle ricurve spade saraceniche e dei loro pugnali ritorti costituì un timore immediato e reale. Uscivano al mattino presto, armati fino ai denti e tornavano a notte alta, spesso ubriachi, carichi di preda, spingendosi davanti vitelli o pecore e spesso anche ostaggi umani che poi scambiavano con denaro od oggetti preziosi.
Come covo si dovevano accontentare delle poche povere case vicine agli "Zitta di Barchi" e più spesso solo dei tre piani in legno all'interno della loro torre inespugnabile.
Indirizzo e punti di contatto
Name | Description |
---|---|
Address | Frazione Barchi |
Map
Indirizzo: 5X57+4G Garessio CN, Italia
Coordinate: 44°9'28''N 7°57'49,6''E
Indicazioni stradali (Opens in new tab)
Modalità di accesso
Non è accessibile a chi ha una mobilità ridotta